Introduzione
Francesco Turrettini (1623-1687) visse in un periodo in cui vi erano nella chiesa evangelica evidenti segni di declino. Rispetto alla straordinaria vitalità manifestatasi nel secolo precedente – nello studio della Scrittura, nella predicazione del vangelo, nella sequela di Cristo, nell’impegno integrale della vita cristiana – la chiesa appariva apatica, svigorita, spenta. Di fatto, era troppo lontana dal suo Primo Amore per rimanergli fedele, troppo ossequiosa verso la sapienza umana per preservare l’integrità del vangelo, troppo mondanizzata per essere credibile agli occhi del mondo.
Toccato da questo avvilente status quo,Turrettini non si risparmiò. Con la profondità di un teologo e la sensibilità di un pastore, egli predicò, richiamò e si appellò: perché non può dormire un popolo che proclama il messaggio del Risorto; non può essere infedele una chiesa che predica il messaggio della salvezza per sola fede; e non possono compromettersi coloro che sono chiamati ad essere il sale della terra e la luce del mondo.
Oggi, nell’Occidente, la chiesa evangelica è in condizioni simili. Il suo messaggio si è impoverito, la sua vitalità è scemata, la sua testimonianza è diventata spaventosamente irrilevante. Altrove il popolo di Dio è spiritualmente più ricco e più libero: in paesi dove c’è più povertà e persecuzione. E questo non sorprende, perché la chiesa sofferente è sempre stata più fedele della chiesa benestante.
Nei paesi occidentali, e quindi anche in Italia, è necessaria una vera è propria resurrezione: perché la chiesa evangelica torni ad avere la verità, la vitalità e la testimonianza di un tempo; perché la chiesa possa vivere nel mondo senza perdersi nel mondo. Possano queste predicazioni di Turrettini contribuire a tale resurrezione.