Introduzione
PREFAZIONE
Il tema dell’etica evoluzionistica iniziò ad appassionarmi mentre svolgevo delle ricerche per la mia dissertazione Il darwinismo socialista: evoluzione del pensiero socialista tedesco da Marx a Bernstein (pubblicata nel 1999). Mai avrei immaginato che i miei studi potessero prendere una simile piega. Studiando il dibattito darwiniano in Germania, scoprii che molti sostenitori del darwinismo credevano che questa teoria avesse delle implicazioni rivoluzionarie per l’etica e la moralità, in quanto forniva principi etici nuovi e capovolgeva i codici morali tradizionali. Incuriosito da queste affermazioni, all’inizio mi proposi essenzialmente di descrivere ed analizzare lo sviluppo dell’etica evoluzionistica in Germania e altrove. Quando però cominciai a leggere gli scritti di Ernst Haeckel e di altri sostenitori della teoria darwiniana, il mio interesse virò verso una specifica branca dell’etica – quella che oggi è chiamata etica biomedica.
Fra i motivi che mi portarono a questo cambio di rotta, vi fu lo studio delle opere di Ernst Haeckel, nelle quali – con mio stupore – egli incoraggiava l’infanticidio dei bambini affetti da determinate disabilità. In secondo luogo, trovai che molti eugenisti tedeschi, nei loro saggi e nei loro libri, spiegavano in quale modo il darwinismo dovesse essere applicato all’etica. In prima battuta non volevo che l’eugenetica svolgesse un ruolo importante in questo mio studio, eppure non potevo evitarla: i principali esponenti del movimento eugenetico erano infatti tra i maggiori promotori dell’etica evoluzionistica.
Infine, la mia mente fu stimolata dalla lettura del libro Creati dagli animali: le implicazioni morali del darwinismo (Oxford, 1990) di James Rachel. La sua tesi, secondo la quale il darwinismo mina la sacralità della vita umana, e il supporto che Rachel dà all’eutanasia, somigliavano molto ad alcuni ragionamenti che circolavano in Germania a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Il testo di Rachel – insieme ai dati che avevo acquisito studiando le tesi di Haeckel, di alcuni darwinisti sociali ed eugenisti – mi suggerì un nuovo interrogativo al quale bisognava dare risposta: i darwinisti tedeschi usarono davvero la teoria darwinista per invalidare il concetto tradizionale della sacralità della vita umana? In altre parole: che cosa ha da dire il darwinismo – o per lo meno i sostenitori più influenti del darwinismo – riguardo al valore della vita umana? Mentre inquadravo il quesito in questi termini, emersero spontaneamente altre questioni riguardanti la vita e la morte, soprattutto in relazione alla guerra e al conflitto razziale.
E mentre riformulavo il mio studio sull’etica evoluzionistica per aprire dei dibattiti sul valore della vita umana, incappai in un altro soggetto al quale non potei sottrarmi: l’influenza che queste controversie ebbero su Hitler. Quando iniziai la mia ricerca, la figura di Hitler non era nemmeno nei miei pensieri, e il tentativo fazioso di Daniel Gasman di collegare Haeckel ad Hitler mi spingeva ad essere piuttosto cauto. Tuttavia, la lettura dei libri, degli articoli e dei documenti redatti dai darwinisti e dagli eugenisti durante quel periodo storico, e lo studio degli scritti di Hitler e dei testi che lo riguardavano, impressero in me la convinzione che c’erano rilevanti connessioni storiche tra il darwinismo e l’ideologia hitleriana. Dopo aver letto il mio libro, sarà il lettore a decidere quanto sia stato lineare o tortuoso il sentiero che dal darwinismo ha portato ad Hitler. Il mio intento è semplicemente quello di tracciarlo, iniziando dal periodo in cui visse Darwin fino ad arrivare approssimativamente alla Prima Guerra Mondiale (nel caso di Hitler, estenderò la discussione un poco oltre in termini cronologici, in quanto i suoi discorsi e i suoi scritti appartengono al dopoguerra).
Parte del materiale presentato in questo libro è apparso precedentemente in articoli di periodici specializzati: “The origins of Social Darwinism in Germany, 1859-1895”, Journal of the History of Ideas 54 (1993) 469-488; “Darwinism and Death: Devaluing Human Life in Germany, 1860-1920”, Journal of the History of Ideas 63 (2002) 323-344; e “Progress through Racial Extermination: Social Darwinism, Eugenics and Pacifism in Germany, 1860-1918”, German Studies Review 26 (2003) 273-294. Ringrazio i lettori anonimi e Diethelm Prowe, curatore della German Studies Review, per i loro utili commenti su questi saggi.
Vorrei inoltre ringraziare le tante persone che hanno reso possibile la stesura di questo libro. In primo luogo, sono grato alla California State University di Stanislaus che ha provveduto molte risorse, incluso un periodo sabbatico e dei fondi per le ricerche. Cruciale per questo progetto è stato il dipartimento Inter-Library Loan della CSU (grazie Julie Reuben), senza il quale questo studio sarebbe stato estremamente difficile da realizzare, se non impossibile. I miei colleghi del Dipartimento di Storia sono stati una fonte costante di incoraggiamento e ispirazione. Ringrazio molto il Center for Science and Culture (specialmente Jay Richards e Steve Meyer), che ha provveduto sostegni economici fondamentali e un grande incoraggiamento: senza il loro aiuto questo progetto avrebbe richiesto molto più tempo per giungere a conclusione. La mia riconoscenza va anche alla Templeton Foundation per aver finanziato un Seminario di Facoltà estivo nel 2001 sul tema “Biologia e Proposito: altruismo, moralità e natura umana nella teoria evoluzionistica”; mi è stato davvero di grande stimolo.
Estendo il mio ringraziamento anche alle molte biblioteche e agli archivi che mi hanno permesso di accedere alle informazioni di cui avevo bisogno per le mie ricerche: University of California, Berkeley Library, Stanford University Library and Archives, Hoover Institution, Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz (Berlino), Akademie Der Künste Archives (Berlino), Humboldt Universitätsarchiv (Berlino), Berlin Brandenburgische Akademie der Wissenschaft Archives (Berlino), Bundesarchiv Koblenz, Bayerische Staatsbibliothek (Monaco), Ernst-Haeckel Haus (Jena), University of Freiburg Archives, University of Zurich Archives, Wiene Land- und Stadtarchiv (Vienna), Österreichische Nationalbibliothek (Vienna), Forschungsstelle und Dokumentationszentrum für österreichische Philosophie (Graz), League of Nations Archives (Ginevra), Archives de l’Université de Genève, e Archiwum Uniwersytetu Wrocławskiego. Un ringraziamento speciale a Wilfried Ploetz, che mi ha permesso di esaminare le carte di suo padre, Alfred Ploetz. Ho apprezzato molto anche la sua squisita ospitalità.
Ho inoltre tratto molto beneficio dall’interazione avuta con diversi colleghi, che hanno contribuito immensamente al mio sviluppo intellettuale e senza i quali questo progetto sarebbe stato impossibile.
Vorrei ringraziare soprattutto Mitch Ash e Allan Megill per avermi trasmesso i fondamenti della storia intellettuale tedesca e della storia della scienza. Sono particolarmente grato ad Edward Ross Dickinson per aver letto parte del manoscritto e per i suoi suggerimenti volti a migliorarlo, come anche per il suo contributo durante le conferenze e tramite scambi email. In realtà sono tantissime le persone – troppo numerose per nominarle – che hanno contribuito durante conferenze, tramite email e in modo particolare per mezzo dei loro libri ed articoli.
Qualsiasi pecca troviate in questo libro è da attribuirsi esclusivamente al sottoscritto, mentre per ogni suo merito ho un grande debito verso questi ed altri studiosi. Molti di loro sono citati nella bibliografia.
Il mio editore, Brendan O’Malley, ha fatto un lavoro straordinario. Mi ha tenuto costantemente informato durante ogni fase del processo di revisione e ha risposto a tutte le mie preoccupazioni in modo pertinente. Gli sono molto riconoscente per tutto ciò che ha fatto.
Infine, vorrei ringraziare i miei genitori, Ray e Lois, per il loro supporto e incoraggiamento dimostrati in modi troppo numerosi da elencare.
Dedico questo libro a mia moglie Lisa e ai miei sei figli Joy, John, Joseph, Miriam, Christine e Hannah. Mentre lavoravo su questo progetto mi hanno trasmesso una grande gioia, permettendomi così di ricordare costantemente l’immenso valore della vita umana.