Recensioni
L’autore, già conosciuto per aver pubblicato i frutti delle sue accurate ricerche storiche su altri personaggi che hanno operato per la diffusione dell’Evangelo in Italia, si è cimentato nella complessa ricostruzione dell’impatto avuto nel mondo evangelico italiano da quello che potremmo definire come un personaggio minore. Uso l’aggettivo “minore” non certamente per esprimere una valutazione di merito, ma per segnalare che storici che hanno svolto analoghe ricerche (Spini, Maselli…) hanno ignorato il valore del servizio svolto in più realtà geografiche, sociali, culturali e religiose da Pietro Varvelli. Merito di Renato Giuliani aver riscoperto, attraverso una lunga e documentata ricerca, questo fratello del passato. Le vicende di vita sono di straordinaria attualità, perché in molti casi ben esprimono le problematiche presenti ancora oggi nella vita delle chiese e nella loro testimonianza del Vangelo. La vita di Pietro Varvelli vale la pena di essere conosciuta per l’esempio che egli ci offre nelle sue scelte di vita: dalla conversione alla chiamata al servizio a pieno tempo, dalle esperienze missionarie fra le Assemblee in Piemonte e in Tunisia al coinvolgimento come evangelista nella chiesa valdese, nella Puglia meridionale, in val di Susa in Piemonte e poi a Casablanca in Marocco, per concludersi nel mantovano in Lombardia. Unico convertito in una famiglia di agricoltori che mai condivise e, anzi, osteggiò la sua scelta, si tenne fermo nella fede a Cristo, anzi sviluppò i suoi doni servendo nella chiesa locale e offrendo, come consigliere comunale, il suo servizio all’intera comunità casorzese. La chiamata al servizio a pieno tempo fu sofferta, ma frutto di una chiara visione missionaria e del riconoscimento da parte della sua e di altre Assemblee di uno spiccato dono di evangelista. Questa visione non venne meno anche quando le Assemblee non riuscirono più a onorare il loro impegno nel sostenerlo e quando trovò il sostegno della Tavola valdese, dopo che a Brindisi aveva unito in una le due comunità presenti in città, una valdese e una dei Fratelli, in tempi nei quali era possibile la condivisione sia dell’autorità della Bibbia come Parola di Dio che dell’impegno evangelistico. In questo lungo cammino al servizio del Signore colpiscono la fiducia con la quale rimase unito al Signore, attraverso un’intensa vita di preghiera, e la fermezza con la quale seppe mantenere fermo il suo attaccamento alla Parola di Dio che continuò ad annunciare e a insegnare con fedeltà davvero “fino all’ultimo respiro”. La contestualizzazione storica, operata con abbondanza di riferimenti e di documentazione, consente di conoscere non soltanto le problematiche interne alle chiese, che Varvelli dovette affrontare nel suo servizio, ma anche quelle provocate da eventi esterni, talvolta drammatici come i due conflitti mondiali e l’imporsi in Italia del regime fascista. Nel suo impegno di evangelista Varvelli fu costretto a confrontarsi con gli “ismi” del suo tempo: evoluzionismo, razzismo, materialismo, socialismo, comunismo, fascismo, colonialismo all’esterno della chiesa; spiritismo e pentecostalismo all’interno. È sicuramente encomiabile l’impegno con cui l’autore descrive l’impatto, talvolta devastante per la predicazione dell’Evangelo, di ognuno di questi “ismi” che provocarono profonda sofferenza al Varvelli. Penso in particolare allo spiritismo, che in Puglia si era abbondantemente introdotto nelle comunità valdesi, anche attraverso la compiacente adesione di alcuni pastori. Spiccano inoltre la sua ferma opposizione alla deriva teologica liberale, ampiamente diffusa all’interno delle chiese valdesi e coagulata intorno all’insegnamento di Giovanni Luzzi, e il suo totale dissenso verso la sudditanza vissuta da alcuni moderatori della Tavola valdese nei confronti del regime fascista, che produsse addirittura un atteggiamento compiacente nei confronti del colonialismo, realtà che fece soffrire assai il Varvelli, in virtù del suo profondo amore per l’Africa e in particolare per la Tunisia e il Marocco, paesi nei quali aveva esercitato a lungo il suo dono di evangelista fra le numerose comunità di italiani. In questo contesto la lettura di alcuni documenti storici, fedelmente riportati nel libro, risulterà sorprendente, ma potrà essere fortemente educativa se aiuterà le chiese a comprendere quali danni spirituali possa provocare il lasciarsi abbagliare dagli “elementi del mondo” piuttosto che dalla Parola di Dio. Varvelli non subì il fascino del mondo, ma soltanto il fascino di Cristo e dell’Evangelo, al cui annuncio dedicò tutta la sua vita. È motivo di grande arricchimento raccogliere l’esempio che il Signore gli ha permesso di essere per i cristiani evangelici del suo tempo e oggi, attraverso il lavoro di Renato Giuliani, anche per noi.
Recensione Paolo Moretti
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Nel mese di giugno 2021, lo scrittore e storico del cristianesimo Renato Giuliani ha pubblicato per la casa editrice “Passaggio” una voluminosa biografia sulla figura del predicatore Pietro Varvelli (1876-1958), dal titolo “Fino all’ultimo respiro”, dedicandogli affettuose pagine sulla sua coraggiosa e indomita testimonianza dell’Evangelo sia in Italia che all’estero, in paesi come il Marocco e la Tunisia. Rifiutando la relativa agiatezza che gli offriva la sua famiglia, Varvelli scelse di vivere la propria vocazione, dedicandosi completamente all’annuncio della Parola. Una scelta che lo coinvolse per tutta la vita. Visse in povertà, superò le ostilità di ambienti religiosi, e i tragici eventi posti fra le due guerre. Nel mantovano fu evangelista nelle chiese di Mantova, Felonica e Santa Lucia di Quistello, lasciando di sé una profonda testimonianza in chi lo aveva conosciuto. Per essere un fedele testimone dell’Evangelo nessun ostacolo lo ha intimorito: non le ristrettezze economiche, non la malattia, non i lutti che colpirono la sua famiglia, nemmeno le persecuzioni clerico-fasciste, che furono particolarmente odiose contro la Chiesa valdese di Felonica.
L’autore, con questa sua opera molto ben documentata e di facile lettura, vuole dare nuova visibilità alla grandezza di un testimone dell’Evangelo ingiustamente dimenticato e che dovrebbe essere rivalutato. Seguire la vita di Pietro Varvelli e la testimonianza della sua vocazione, nel periodo più drammatico della storia umana – quella posta fra la prima e la seconda guerra mondiale, con l’avvento in Italia del regime fascista – significa seguire anche la storia del movimento evangelico italiano e in particolare le vicende che portarono, a giudizio dello scrittore, a un pieno e convinto sostegno al regime fascista da parte della Tavola Valdese, la quale nutriva la aspettativa che la Chiesa valdese fosse riconosciuta come “una vera e propria Chiesa di Stato”. Un libro ricco di argomenti storici, sociali e religiosi che meritano conoscenza e una profonda riflessione.
Recensione di Fabrizio Zerbini