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William Carey

Missionario in India, traduttore della Bibbia e riformatore sociale

19,00

Negli annali secolari della storia missionaria, la figura di William Carey (1761-1834) occupa un posto molto particolare. Pioniere missionario in India, predicatore itinerante nei villaggi del Bengala, traduttore della Bibbia in diverse lingue asiatiche, professore di bengalese a Calcutta e riformatore sociale – William Carey rappresenta uno straordinario esempio di ciò che la potenza dell’amore di Dio può fare attraverso uno strumento umano di per sé inadeguato, ma reso adeguato dalla sua grazia.

La presente biografia, scritta da F.D. Walker, racconta con accuratezza storica e dovizia di particolari l’intera vicenda umana di Carey. Questa versione italiana è stata per di più arricchita con molti brani tratti dal suo Diario e dalle sue lettere: brani che rivelano soprattutto i convincimenti del suo credo, le speranze della sua fede e le tremende lotte spirituali che dovette combattere per perseguire ed adempiere la sua vocazione missionaria.

 

ISBN: 978-88-88428-74-1 Tematiche: , ,

Introduzione

Capitolo 1
L’infanzia nella casetta del tessitore
1761-1767. Dalla nascita ai 6 anni
La nostra storia inizia nel tranquillo villaggio di Paulerspury, presso Towcester, nella contea del Northamptonshire. Paulerspury sorge a tre o quattrocento metri dalla grande strada principale che da Londra conduce a Chester, la celebre Watling Street, lungo la quale, nel lontano passato, marciarono le legioni romane. Spesso questa antica via ha visto il passaggio di re e guerrieri diretti alla battaglia: Sassoni, Danesi, Normanni, gli eserciti della Rosa Bianca e della Rosa Rossa l’hanno calpestata; le austere cavallerie di Rupert e di Cromwell l’hanno turbinosamente percorsa. Ma Paulerspury rimase, pur così vicina, addormentata nel suo quieto recesso, nascosta allo sguardo dei guerrieri e ben poco mutata nel succedersi degli anni.
Nella seconda metà del diciottesimo secolo, il brivido del romanticismo era passato; gli stemmi e lo sfarzo dei Plantageneti e dei Tudor erano scomparsi da Watling Street, e la novità più sensazionale alla quale i ragazzi potessero sperare di assistere era il passaggio di pochi cavalieri, o della diligenza da Londra a Liverpool, o dei grandi carri trainati da sei o otto cavalli che trasportavano mercanzia dalla capitale al Lancashire o al Cheshire. Ogni lunedì e giovedì, infatti, da Aldermanbury partivano quei pesanti convogli che compivano il viaggio in dieci giorni, o anche undici in inverno, quando le giornate erano brevi e le strade peggiori del solito.
Veramente calma era la dolce campagna inglese in quei giorni. La popolazione di tutto il regno non superava gli otto milioni di anime e gli abitanti di Londra ammontavano appena a seicentomila. Le città di provincia erano sorprendentemente piccole. L’Inghilterra di quei giorni era perlopiù composta di piccoli villaggi e la popolazione era perciò sparsa più uniformemente su tutto il territorio. Il Northamptonshire era una delle contee inglesi più popolate. Ogni tre o quattro chilometri le casette dai tetti di paglia di un villaggio si annidavano strettamente intorno ad un’antica chiesa, la cui torre rappresentava la caratteristica più spiccata dei dintorni. Paulerspury, tipico villaggio di questa contea, aveva a quel tempo circa ottocento abitanti. E fu in una casetta dal tetto di paglia di questo villaggio che William Carey nacque il 17 agosto del 1761.
I genitori di William, Edmund ed Elizabeth Carey, erano tessitori e, dall’alba al tramonto, la loro piccola abitazione a due piani dal tetto spiovente vibrava al monotono battito del telaio – così guadagnavano il loro pane quotidiano. Alla dura scuola della privazione Edmund aveva imparato la laboriosità e la parsimonia.
All’età di sette anni, la morte del padre lo aveva lasciato principale sostegno della madre, che subito dovette collocarlo come apprendista presso un tessitore del villaggio. Fattosi adulto, Edmund si era sposato, e la sua cara madre – “donna di grande tenerezza e di costituzione delicata”, di “calma ponderatezza e indole serena” – era venuta a vivere nella loro umile casa. Quando giunsero dei bimbi a rallegrare la famiglia, la nonna diletta se li strinse al cuore e li curò con grande affetto e premura. Fu lei che scelse i loro nomi, chiamando i primi due come i figli che aveva perso molti anni prima: William e Ann. E mentre Edmund tesseva i suoi cappelli di lana – detti “tammies” – e la buona moglie attendeva alle semplici cure domestiche, la nonna allevava con amore i bimbi e si rallegrava che Dio la avesse così grandemente benedetta nella sua vecchiaia.
Quando nacque William Carey, l’anno dopo l’ascesa al trono di Giorgio III, la vita nella rurale Inghilterra procedeva con quasi lo stesso monotono ritmo che aveva seguito per centinaia di anni. Scrive il professor Rogers, nel suo libro Sei secoli di lavoro e di salario: “Credo che nessun paese nel mondo occidentale abbia subito così pochi mutamenti nella vita, nelle vicende e nelle abitudini del popolo come l’Inghilterra contadina, dal regno di Enrico III ai primi anni di Giorgio III”.
La spaventosa condizione delle strade, perfino di quelle principali, rendeva le comunicazioni tra Londra e le province lente e tediose, e centinaia di villaggi erano quasi interamente senza contatti con la metropoli. La posta era portata da postini a cavallo, la cui velocità, per contratto, doveva essere di otto chilometri l’ora. Carey era diventato già uomo quando apparve la prima diligenza postale (1784). Pochi campi erano coltivati, benché ogni villaggio fosse in condizione di produrre il cibo necessario. Non vi erano i vasti campi di grano del Canada a cui l’Inghilterra di quei giorni poteva attingere! Durante l’infanzia di Carey, tutte le industrie erano molto primitive. Watt non aveva ancora inventato la macchina a vapore né Arkwright la macchina per filare. Il solo giornale disponibile agli abitanti di Paulerspury – The Northampton Mercury – stampava ancora a mano e laboriosamente il suo foglio settimanale, prima da un lato e poi dall’altro, al ritmo di circa cento copie l’ora, con i caratteri bagnati di inchiostro per mezzo di rulli di cuoio, proprio come ai tempi di Caxton, tre secoli prima!
Fabbriche e grandi officine cominciavano appena a sorgere nei centri industriali ed erano ancora completamente sconosciute nelle Midlands. Molti, forse la maggior parte, degli abitanti dei villaggi del Northamptonshire conducevano industrie domestiche, ed erano, per lo più, artigiani del cuoio o tessitori.
Il professor Rogers ha accuratamente indagato sui salari delle diverse categorie di lavoratori nel secolo di cui parliamo. Delle migliori condizioni fruivano i minatori di Newcastle che guadagnavano quindici scellini alla settimana, e delle peggiori i braccianti agricoli del Gloucestershire e Wiltshire con cinque o sei scellini settimanali per l’intero anno! I calzolai del Northamptonshire guadagnavano probabilmente circa dieci scellini alla settimana, e i filatori e i tessitori giungevano in media a otto scellini e sette pence. Questo ci permette di comprendere meglio il contesto familiare in cui Carey trascorse la sua infanzia. Edmund ed Elizabeth Carey insieme non potevano guadagnare più di venti scellini alla settimana, e probabilmente anche meno, forse solo metà di tale somma. Spesso, con due bambini piccoli e la madre anziana, deve essere stato molto difficile per loro arrivare alla fine del mese.
Quando arrivarono altri tre figli, uno …………………………………………..

Indice

1. L’infanzia nella casetta del tessitore
2. La fanciullezza alla scuola del villaggio
3. L’apprendista calzolaio
4. Prima attività come predicatore volontario
5. Moulton e la vocazione missionaria
6. Leicester: giorni di prova e di lotta
7. L’Indagine: la prima grande opera di Carey
8. La fondazione della Società Battista Missionaria
9. Pianificare l’opera missionaria
10. Affrontare i problemi
11. In viaggio verso l’India
12. L’India al tempo dello sbarco di Carey
13. L’arrivo in India: giorni oscuri
14. Nel deserto
15. Mudnabati. Carey apprendista per la seconda volta
16. Piani per l’avanzata
17. Rifugio all’ombra della bandiera danese
18. Un anno meraviglioso a Serampore: l’istituzione della Missione
19. Conversioni, prove e progressi
20. Carey diventa professore
21. Al servizio dell’umanità
22. La più grande battaglia.
23  Le Sacre Scritture in quaranta lingue
24. La fondazione dell’Istituto
25. Un dolore dopo l’altro
26. La vita privata di Carey a Serampore
27. “Non un solo desiderio inappagato”
Indice dei nomi e delle tematiche

Autore

Frank Deaville Walker

Giornalista, editore e ralatore. nato il 27 giugno 1878 a Manchester da famiglia anglicana, dedicò la sua vita a promuovere la storia dell’opera missionaria nel mondo.

Oltre alla biografia di William Carey (1926), scrisse una biografia su Thomas Birch Freeman (1929) e dei libri sull’Africa e sull’India. Morì a Sidcup il 30 ottobre 1945

Descrizione

Prefazione dell’autore
La vita e l’opera di William Carey si dividono in due periodi distinti: il periodo inglese, in cui, quasi da solo, affrontò e sconfisse la prevalente indifferenza e ostilità verso l’opera missionaria, elaborò un progetto ben strutturato, pubblicò la sua straordinaria Indagine e alla fine quasi costrinse degli uomini allora timidi ed esitanti a formare una Società per l’evangelizzazione del mondo; e il periodo indiano, durante il quale realizzò i suoi piani, sviluppando quasi ogni forma di agenzia missionaria, traducendo le Scritture in molte lingue, fondando una splendida scuola cristiana e guadagnandosi la stima di tutti i Governatori Generali. Da umile calzolaio e predicatore di villaggio, quest’uomo diventò un linguista così abile che all’età di quarant’anni fu nominato professore di bengalese, sanscrito e marathi nell’Istituto del Governatore Generale a Calcutta – una cattedra che egli tenne con onore per trent’anni.
Quanto più esaminiamo con attenzione le numerose notizie relative alla vita di Carey, tanto più straordinario ci appare l’uomo: una figura unica nel suo genere, che spicca al di sopra dei suoi contemporanei e dei suoi successori. Riflettendo su ogni sfaccettatura della sua vita e della sua opera, non è azzardato concludere che egli fu il più importante e versatile missionario cristiano dei tempi moderni.
Questo libro non è una storia delle origini della Società Battista Missionaria né della Missione di Serampore, ma un racconto della vita dello stesso Carey; anche i suoi collaboratori più cari, Marshman e Ward, verranno qui trattati come figure di contorno rispetto a quella centrale. L’autore ha cercato di descrivere lo sviluppo del pensiero di Carey e la sua crescita spirituale, delineare la psicologia della sua chiamata e i fattori che hanno contribuito a modellare la sua vita.
Sono state di ausilio alcune biografie antecedenti, soprattutto “La vita e i tempi di Carey, Marshman e Ward”, di J.C. Marshman, pubblicata nel 1859. Sono state anche consultate “Le memorie del Dott. Carey” (1836) di Eustace Carey: si tratta di una raccolta piuttosto strana e confusionaria di lettere, ricordi e commenti, ma contenente una grande quantità di informazioni utili. Poco è stato attinto dai volumi più recenti del Dott. Culross e del Dott.
George Smith, poiché l’autore ha preferito avvalersi delle fonti più antiche e originali.
Gran parte di questo libro è stata scritta prima che l’autore venisse a sapere che il rev. S. Pearce Carey stava realizzando uno studio esaustivo sulla vita e l’opera del suo bisnonno. Desiderando che il presente volume rappresentasse un’opera del tutto indipendente, l’autore ha deliberatamente e accuratamente evitato di leggere e consultare il libro del sig. Pearce Carey.
Si noterà che il presente volume contiene molte notizie inedite. In aggiunta alle accurate ricerche nei registri parrocchiali, registri di chiesa e altri documenti, l’autore ha potuto esaminare attentamente un gran numero di lettere manoscritte – più di mille fogli in quarto fittamente scritti. Ha inoltre dedicato molto tempo alla lettura dei libri che lo stesso Carey lesse e dei sermoni che lo influenzarono nei suoi anni giovanili. Particolarmente importante – e piuttosto originale – è l’uso che è stato fatto del Northampton Mercury: uno studio prolungato dei vecchi numeri di quell’eccellente giornale ha convinto l’autore dell’influenza che questo esercitò su Carey durante il periodo formativo della sua vita. Si tratta di un aspetto fin qui inesplorato dai biografi di Carey. Sono state consultate anche biografie contemporanee – le vite di Fuller, Ryland, John Thomas, Charles Grant, David Brown, Buchanan, Henry Martyn, Alexander Duff, Wilberforce, Wellesley, Lord Hastings, Amherst, Lord William Bentinck, ed altri. Nei quattro anni di ricerca e stesura dell’opera, l’autore ha visitato tutti i luoghi dove Carey visse e operò, sia in Inghilterra che a Serampore. Il libro non pretende di essere esaustivo; i difetti sono senz’altro numerosi, ma si spera che le imprecisioni siano poche.
L’autore sarà soddisfatto se, malgrado i suoi limiti, il libro riuscirà a comunicare il grande messaggio della vita di Carey, espresso nelle sue stesse immortali parole: “Aspettati grandi cose da Dio, Intraprendi grandi cose per Dio”
Frank Deaville Walker
Sidcup, ottobre 1925

Informazioni aggiuntive

Peso 0,480 kg
Dimensioni 21 × 15 × 2,5 cm
Pagine

357

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