Introduzione
Sacerdote cattolico, di origini piemontesi, Francesco Truchi si convertì alla fede evangelica dopo una profonda crisi di coscienza. Rifugiatosi a Ginevra nel 1559, vi rimase quattro anni per studiare la Scrittura e prepararsi ad un ardente apostolato nella sua terra natia. Nel ’63, infatti, Truchi tornò in Piemonte e per trent’anni si adoperò come evangelista e pastore nelle comunità di Val Grana, Angrogna, Dronero e Luserna San Giovanni. Dal ’67 al ’72 patì un’orrenda prigionia nei sotterranei del castello di Saluzzo, ma una volta liberato, riprese indomito la sua opera evangelica: fino al ’93, anno in cui, ammalatosi di tifo, morì.
Truchi ci ha lasciato due importanti manoscritti: una Confessione di fede, redatta dal carcere, e una lunga Lettera dottrinale indirizzata ad una nobile donna piemontese. Nel 1580, sotto pseudonimo, Truchi pubblicò anche un libro intitolato Il Piovano, cioè sedici sermoni composti da messer Vittor de’ Popoli. Profondi nei contenuti, incisivi nell’applicazione pratica, intensi nello spirito, questi sermoni costituivano di fatto una straordinaria somma della fede cristiana. La loro particolarità sta nel fatto che Truchi li scrisse impersonando un sacerdote cattolico che, convertitosi alla fede evangelica, predica sui soggetti trattati dal Catechismo Tridentino, detto anche Romano (1a ediz. 1566), ma da una prospettiva evangelica! Per comprendere correttamente questi sermoni, quindi, dobbiamo immaginarci un tradizionale uditorio italiano, di fede cattolica, nel mezzo del quale, però, sono presenti persone interiormente convertite al vangelo della grazia, alle quali, di tanto in tanto, il predicatore rivolge particolari e sensibili appelli alla fedeltà, alla perseveranza, al sequela di Cristo, nonostante la difficoltà delle circostanze. Una situazione che a noi, oggi, potrà sembrare paradossale, ma che nel ’500 fu vissuta da tanti ecclesiastici cattolici che, convertitisi alla fede evangelica, cercarono di predicare la Parola di Dio alle loro rispettive comunità, oppure itinerando da luogo a luogo, finchè poterono. Alcuni infatti furono arrestati e uccisi, come Girolamo Galateo, Giovanni Buzio, Baldo Lupatino, Bartolomeo Fonzio, altri invece riuscirono a fuggire oltralpe, come Pietro Martire Vermigli, Agostino Mainardo, Giulio da Milano, Francesco Truchi.